Virus della febbre emorragica della Crimea e Congo

La febbre emorragica della Crimea e Congo (CCHF) è una malattia zoonotica virale trasmessa da
zecche. Il vettore è rappresentato principalmente dalle zecche del genere Hyalomma ed in Europa
H. marginatum viene indicato come il principale vettore. L’attuale distribuzione geografica del
virus rispecchia la distribuzione del vettore comprendendo l’Europa meridionale/orientale,
numerose regioni dell’Africa, il Medio Oriente, le zone centrali e il sud-est dell’Asia fino alla Cina e
Mongolia.

Nell’uomo vengono stimate tra le 10.000 e 15.000 infezioni annue. Nell’ultimo decennio si è
registrata una crescita nell’incidenza della malattia, presumibilmente in relazione ai mutamenti
climatici in atto che assicurano condizioni ecologiche ottimali per la crescita e diffusione del vettore in nuove regioni geografiche. In Europa i principali paesi nei quali si verificano casi di CCHF
sono la Turchia, la Bulgaria e la Spagna.

Tra i virus trasmessi dalle zecche, il CCHFV è sicuramente la più importante causa di emorragia
fatale per l’uomo. Sebbene venga stimato un numero elevato di infezioni annue, la maggior parte
dei casi sono asintomatici o causano episodi febbrili che non richiedono ospedalizzazione o terapia
specifica. Nei casi sintomatici, dopo il morso della zecca, il periodo di incubazione è di 1-3 giorni ed
è seguito da una fase pre-emorragica caratterizzata da improvvisi attacchi febbrili e sintomi
variabili. Successivamente si sviluppano i sintomi specifici della malattia quali anemia, vomito e
diarrea prolungata seguiti da emorragie diffuse. Nei casi più gravi possono verificarsi emorragie
cerebrali inevitabilmente fatali. Il tasso di mortalità presenta valori compresi tra il 5% e il 30% in
relazione ai focolai di infezione.

Ad oggi non esiste una terapia specifica per la CCHF. La prevenzione è basata sull’evitare il morso
delle zecche. La diagnosi della CCHF comprende una serie di esami, tra cui un’anamnesi che tenga
in considerazione i recenti viaggi del paziente, una visita medica e l’analisi di campioni di sangue e
tessuti in laboratori specializzati.

Le cure mirano a ridurre i sintomi e nei casi più gravi a supportare le funzioni vitali dell’organismo.
I trattamenti includono il ricovero in ospedale, l’isolamento del paziente e uno stretto controllo
dell’infezione per evitare la diffusione della malattia.

Per il trattamento può essere usato un antivirale (ribavirina) che sembrerebbe dare benefici alla
salute dei pazienti.