Babesia

La babesiosi è un’infezione dei globuli rossi causata da protozoi parassiti unicellulari del genere
Babesia. Le infezioni possono essere asintomatiche o causare una malattia simile alla malaria con
febbre e anemia emolitica.

Le zecche della famiglia Ixodae sono i vettori più comuni. Le zecche allo stato larvale si infettano
alimentandosi su roditori infetti, e poi si trasformano in ninfe che trasmettono il parassita a un
altro animale o all’uomo. La Babesia entra nelle emazie, matura e si divide in maniera asessuata. I
globuli rossi infettati alla fine si rompono e rilasciano microrganismi che invadono altri eritrociti
perpetuando l’infezione; la Babesia può anche essere trasmessa con le trasfusioni di sangue e
potenzialmente tramite trapianti d’organo. Un test per lo screening dei donatori di sangue e di
organi per Babesia microti è diventato disponibile negli Stati Uniti nel 2018.

Attualmente sono stati riportati, in letteratura, numerosi casi di babesiosi umana localizzati
prevalentemente nel nord-est degli Stati Uniti d’America. In Europa la malattia è rara.

I sintomi della babesiosi variano da malattie febbrili lievi a gravi, l’infezione può persistere per
mesi o anni e restare subclinica durante tutto il suo decorso.

Quando sintomatica, dopo 1-2 settimane di incubazione si presentano sintomi non specifici tra cui
malessere, stanchezza, brividi, febbre, cefalea, mialgia e artralgia. Nelle persone sane,
generalmente si risolvono dopo una settimana. In altri, si può avere ingrassamento di fegato e
milza con ittero ed alterazioni a livello ematico.

La babesiosi è talvolta fatale, in particolare negli anziani, nei pazienti asplenici (che mancano di
una risposta immunitaria cellulo-mediata), e nei pazienti con AIDS. In questi pazienti, la malattia
può ricordare la malaria da Plasmodium falciparum. La diagnosi viene eseguita tramite la ricerca dei protozoi del genere Babesia attraverso l’analisi di
uno striscio di sangue periferico, con test sierologici, o metodiche molecolari.

La maggior parte delle persone altrimenti sane non necessita di trattamento, ma se si sviluppano
sintomi viene solitamente somministrata una combinazione di farmaci. I pazienti sintomatici
vengono trattati di norma con atovaquone (un farmaco comunemente usato per trattare le
infestazioni da protozoi) in aggiunta ad azitromicina (un antibiotico). Per i casi gravi, si impiega il
chinino (utilizzato per trattare la malaria) associato a clindamicina (un antibiotico). L’atovaquone
in aggiunta all’azitromicina ha meno effetti collaterali e nei soggetti affetti da babesiosi in forma
da lieve a moderata è efficace quanto il chinino in aggiunta alla clindamicina.