Rickettsia

Il genere Rickettsia include dei microrganismi Gram-negativi, parassiti intracellulari obbligati, non
sporigeni che possono essere patogeni per l’uomo e gli animali ove causano le rickettsiosi. La
trasmissione avviene principalmente tramite il morso di “zecche dure”, ampiamente distribuite in
tutto il mondo, ma anche da altri artropodi quali pulci o pidocchi.

Le rickettsiosi appartengono al gruppo delle febbri esantematiche e generalmente si manifestano
a seguito di un periodo di incubazione di 5-7 giorni dopo il morso della zecca infetta. La malattia si
manifesta con sintomi simili a quelli dell’influenza, febbre moderata o elevata accompagnata da
brividi, astenia, cefalea, malesseri generali. Nei casi non complicati, il trattamento antibiotico
riesce ad eliminare la febbre nel giro di 2-3 giorni.

Secondo quanto emerge dalla Circolare del Ministero della Sanità n. 10 del 13 luglio 2000, nel
periodo 1992-1998 sono stati notificati circa 1200 casi all’anno di rickettsiosi, con un tasso medio
di morbosità di 2,1 casi per 100.000 abitanti. Osservando la distribuzione geografica dei casi, risulta evidente come alcune regioni dell’Italia centro-meridionale e insulare siano particolarmente interessate dalle rickettsiosi. In quattro Regioni, Sardegna, Sicilia, Calabria e Lazio, i tassi di morbosità sono superiori alla media del resto d’Italia, e sono rispettivamente pari a 11,9, 10, 4,7 e 3,9. Sono più colpiti gli uomini delle donne, e in media il rapporto maschi/femmine è pari a 1,5.

Tra le Rickettsie patogene per l’uomo vanno segnalate la Rickettsia conori che causa la febbre
bottonosa del Mediterraneo, e la Rickettsia prowazekii che provoca il tifo esantematico o
petecchiale.

La febbre bottonosa del Mediterraneo viene trasmessa da diverse specie di zecche dure soprattutto da Rhipicephalus sanguineus. La febbre bottonosa può portare complicazioni a carico
del sistema cardiovascolare, renale e del sistema nervoso centrale. È letale in un numero molto basso di casi (inferiore al 3%) rappresentato da persone in condizioni di salute già compromesse.

La diagnosi di laboratorio si basa sull’identificazione della risposta anticorpale specifica per R. conorii e può essere facilitata dalla comparsa di una tipica escara nerastra nella sede del morso. La ricerca di anticorpi su campioni ematici può fornire conferma  dell’infezione ma è piuttosto tardiva.
La prognosi è favorevole se la diagnosi è tempestiva, in assenza dell’esantema ciò è più difficile e l’infezione può essere letale.

La terapia antibiotica con tetracicline o cloramfenicolo per almeno una settimana è in genere sufficiente per ottenere la guarigione.